RITROVARE DIO ATTRAVERSO IL SESSO, SACRO RITO...IL SESSO TANTRICO

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nikita13
icon4  view post Posted on 31/7/2009, 12:01




IL SESSO COME RELIGIONE IL TANTRISMO----

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Due tra le principali divinità dell’India antica sono i gemelli Mitra e Varuna. Essi sono i rappresentanti della funzione regale e il loro scopo è quello di garantire il normale svolgimento dell’esistenza, il giusto ordine delle cose, il rta. Il ruolo di Mitra è di fondare la normalità sociale mediante la fiducia, il rispetto delle norme, la giustizia. Varuna ha invece la funzione di punire i trasgressori, coloro che con le loro false azioni possono alterare pericolosamente la normalità, il rta. Affine al latino ritus, il rta non è stabile come il kosmos greco o in equilibrio come la Ma’at egiziana ma indica uno svolgimento dinamico. E’ ciò che fa crescere e prosperare l’esistente. La giustizia non è piegarsi a norme stabilite ma contribuire al prsperare dell’esistenza: "Mediante il rta far crescere il rta". Il normale ordine delle cose è dunque, nell’India arcaica dei primi arya, inteso come una continua crescita, come un continuo potenziamento e sviluppo del reale. Mitra e Varuna sono i garanti di questo ordine: il primo, l’amico per eccellenza il cui nome significa: il Patto, promuove la concordia e l’armonia; il secondo trattiene con la sua rete, la Rete di Varuna, chi si pone fuori del rta, chi devia dal suo corso fecondo e cade nella sterile paralisi delle forze. In questo contesto la sessualità ha un valore positivo soprattutto se intesa come fecondità, come espressione di vitalità. Il sesso è una delle vie mediante le quali il rta potenzia se stesso. E’ vero che in alcune varianti mitiche Varuna è impotente sessualmente ma ciò indica solo che la sua funzione particolare non è di promuovere attivamente il rta e intervenire direttamente nel suo potenziamento bensì di agire solo in difesa del rta, bloccando chi può agire contro il retto corso dell’universo. La fecondità della natura, degli armenti e delle donne sono una condizione benevola e desiderabile. La potenza è anche la potenza sessuale. Ciò è ben simbolizzato da un’altra divinità, Indra, la cui funzione, guerriera, è quella di sconfiggere una serie di mostri che bloccano le acque, trattengono gli armenti, rompono i patti, tengono fermo e causano sterilità e morte; mostri, insomma, che operano contro la direzione di potenziamento del rta. Ebbene Indra è ipersessuato e moltissime sono le narrazioni delle sue conquiste dei suoi innummerevoli accoppiamenti, così come è proverbiale il suo apetito smodato..

Un altro esempio è il notissimo e arcaico rito del sacrificio del cavallo. Subito dopo che un cavallo era stato ucciso ritualmente mediante soffocamento, la moglie principale del sovrano si accoppiava pubblicamente con l’animale. Il senso di questo coito simulato, che comportava comunque lunghe manipolazioni del membro del cavallo morto e che avveniva tra grandi incitazioni del sacerdote e delle altre mogli del sovrano, era anche quello di indicare la potenza della sessualità al di là della morte: la vittoria del sesso e della vita sulla morte.
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In questo contesto la rete con la quale Varuna trattiene il colpevole, i lacci e le malattie che invia ai trasgressori dell’ordine, la sterilità che è il risultato delle sue punizioni, si rivelano come il complemento della fecondità: il sesso è un valore; la procreazione, che accresce il popolo degli arya, è auspicabile; il piacere un bene cui è male rinunciare. Chi perseguisse deliberatamente una rinuncia al sesso, chi ritenesse che la castità è un fine dotato di valore autonomo, si porrebbe per ciò stesso contro Varuna e ben meriterebbe di finire tra i lacci della sua rete. Nell’India arcaica la sessualità prorompente era dunque connotata positivamente e l’eventuale impotente, ma anche chi era sterile, era considerato con sospetto: si giudicava che fosse finito per aver commesso qualche colpa nei lacci di Varuna, intrappolato nella sua rete. Di qui una considerazione del tutto favorevole dell’erotismo e dell’amore fisico e nella quale il piacere è conesso alla fecondità: anche il piacere fisico è, in altre parole, espressione della potenza e della crescita del rta. Il sesso era dunque un bene e indugere nei piaceri dell’amore un atteggiamento meritorio.

La cultura dell’India arcaica, quale emerge soprattutto dai Veda, appare indirizzata in senso prevalentemente, se non esclusivamente, mondano. Le invocazioni e gli inni con i quali si esaltano le divinità hanno come scopo quelle di ottenere vantaggi e benessere materiali e gli stessi riti hanno la funzione di accrescere le forze dell’universo. Non a caso gli accenni ad una vita oltre la morte sono, nei Veda, scarsi e frammentari. Nulla è più lontano dai Veda dalla posteriore valorizzazione dell’ascesi: siamo lontani da forme di repressione sessuale per gli antichi arya. Occorrerà lo sviluppo del sistema delle caste e della cultura brahmanica per connettere anche al sesso le esigenze della purezza e per far emergere i rischi di un abuso delle pratiche sessuali.

Il Brahmano circospetto

Una prima innovazione è introdotta dalla letteratura sacerdotale dei Brahmana. Il rta, come nozione del cosmo, si avvia alla decadenza sostituito dal brahman, la forza cosmica che regge cielo e terra e che è il fondamento di tutto ciò che esiste. Il complesso del cosmo, per mantenere la giusta stabilità, necessita del rispetto di una gran quantità di norme: l’universo deve essere conservato (e non più potenziato). Ciò che realizza, al livello umano, la conservazione, la stabilità, il rispetto l’ordine stabilito, è il comportamento fissato da norme: il dharma. Uno degli elementi del dharma, e dunque una delle leggi universali che occorre rispettare, è il generare figli. Tuttavia chi è chiamato ad azioni particolari, ed in primis i brahmani, deve osservare una serie di interdizioni e sacralizzarsi: tra questi obblighi quelli che ci interessano sono l’astensione dai rapporti sessuali e il divieto contaminarsi toccando una donna incinta. In effetti queste interdizioni si spiegano con la necessità di non disperdere le forze e di tenerle concentrate tutto sulle azioni, soprattutto quelle rituali, che il brahmano è chiamato a compiere. Il sesso va dunque trasceso per indirizzarsi ad azioni di particolare rilevanza ma non per questo è caratterizzato negativamente. Occorre soltanto prendere alcune precauzioni, soprattutto temporali, e cautelarsi. Per il resto indulgere nelle pratiche sessuali rimane uno dei piaceri della vita. Il desiderio e il piacere vanno coltivati rimanendo però nello stretto ambito famigliare, tra coniugi, e la giusta procreazione è quella dei figli legittimi.

Anche quando la cultra brahmanica si sviluppa e diviene quella dominante il sesso, il matrimonio e la procrezione rimarranno valori positivi tanto che anche l’ideale ascetico dei quattro stadi della vita impone, prima di ritirarsi dal mondo, di sposarsi e mettere al mondo figli.

Il Piacere dell’Asceta
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Nella vasta letteratura prodotta dalle molteplici scuole tantriche fiorite in India a partire dal VII sec., numerose sono le descrizioni e le narrazioni attinenti a pratiche erotiche che gli yogin sono tenuti a compiere. Si tratta in genere di brani il cui significato è metaforico e il cui scopo è aiutare lo yogin nella concentrazione, senza rapporti con le pratiche reali, nondimeno è noto che alcune scuole hanno anche praticato forme di erotismo rituale. In questi riti, dai quali occorre chiarirlo, è assente ogni forma di concupiscienza, la Donna che lo yogin abbraccia si trasfigura nella Donna-prakrti ovvero nell’incarnazione della Sakti, la donna-dea fonte di salvezza e benessere per i fedeli. La donna diviene una dea e l’asceta, parallelamente, un dio. L’ascesa della dea nel corpo dello yogin è paragonata alla danza della dombi, la lavandaia, categoria famosa per la lascivia. Poiché in genere appartenevano alle caste più basse, giacere con loro era particolarmente turpe, così alcuni asceti realizzavano con le dombi unioni sessuali appositamente per attirarsi il disprezzo e alleggerire così il proprio karman.

L’iconografia tantrica è ricchissima di coppie divine e innummerevoli sono i Buddha avvinti alle loro Sakti: queste coppie offrono il modello mitico del maithuma, il cerimoniale sessuale. In questi modelli mitici l’attività è sempre dalla parte della Sakti e il dio è sempre immobile. Ciò corrisponde alla fissità, nell’ambito della speculazione yoga, del parusa (lo spirito) che nella sua immobilità contempla attività creatrice della prakrti. Nella meditazione tantrica, quale essa si svolge anche nel maithuma, l’immobilità realizzata sui tre piani del movimento, pensiero, respiro, emissione seminale (ciò equivale al blocco della vitalità sul piano della cultura, della biologia individuale, della biologia della specie), sono il modello da imitare: Buddha o Shiva, lo spirito puro è immobile al centro del movimento cosmico. La pratica erotica del maithuma serve a fornire allo yogin un ritmo alla respirazione supportando il pranayana (la disciplina della respirazione) e il dharana (la concentrazione: fissazione, il rendere stabile). Con questi tre mezzi si giunge all’estinzione del pensiero e alla suprema felicità. Nella fusione totale con l’altra lo yogin cancella le differenze e raggiunge l’Unità al di là delle apparenze; il piacere abolisce la coscienza ordinaria e inaugura il nirvana. Il sesso consente la fusione degli opposti che realizza il superamento del mondo fenomenico e l’abolizione della dualità e della diversità. L’unione sessuale è l’espressione fisiologica del raggiungimento dell’unità: è il samarasa, lo stesso sentire, l’unità di emozione. Tale stato si raggiunge quando le emissioni umane, il seme dell’uomo, il sukra (lo sperma bianco) e quello della donna, la rojas (il rosso succo del mestruo) permangono nella loro immobilità. Il maithuma è l’integrazione dei principi: quello della kundalini con l’atman. La congiunzione dei contrari determina una rottura di livello e conduce alla riscoperta della spontaneità primordiale, originaria. L’unione sessuale è un gioco (lila) perché è libera dalla pesantezza cosmica, è pura spontaneità. La coppia recita e realizza i ruoli divini sino a giungere all’unione che rappresenta l’unione stessa dei principi divini. Ovviamente prima di giungere a poter svolgere un simile rapporto sessuale ritualizzato lo yogin necessità di un lungo addestramento. Deve imparare a dominare i sensi e ad avvicinarsi per gradi alla "sposa devota". Lo scopo è isolare il piacere, farlo diventare un evento autonomo, un veicolo per attingere a stati interiori. Mediante il dominio dei sensi e delle passioni, immobilizzato nella pratica erotica lo yogin cancella il tempo normale e si avvicina allo stato del nirvana. Per mantenersi in tale stato, però, la condizione è di non giungere mai all’orgasmo fisico e non giungere all’emissione del seme. Se questo avvenisse il rito si annullerebbe e tornerebbe ad essere un normale coito, carico di conseguenze karmiche per i due membri della coppia. Lo sforzo è volto non solo ad ottenere l’immobilità del soffio vitale e del seme ma addirittura a far risalire il seme: un rovesciamento della normale fisiologia e del cosmo che essa rappresenta e il trascendimento di tale cosmo. Un processo regressivo che è inversione della normalità e che tende a significare l’annulamento del cosmo e l’uscita dal tempo normale, ovvero il raggiungimento dell’immortalità. Per trovare questo stato non basta arrestare il tempo ma occorre andare indietro e ritrovare, risalendo l’emissione seminale, l’unità mitica anteriore alla rottura.



La fusione è, nonostante la carnalità dell’abbraccio, puramente simbolica. L’asceta non abbraccia una donna ma una dea e per i suoi fini chi sia realmente quella donna con cui giace è assolutamente irrilevante. In alcuni testi si specificano le qualità della donna: deve essere "una donna suprema"ed è chiamata "sposa devota". Nella pratica però la donna è sovente una prostituta. Trasfigurato in dio, l’asceta raggiunge la salvezza; trasfigurata in dea, la donna reale, quella particolare donna stretta nell’amplesso, è nulla. E’ nulla perché il suo scopo è annularsi nel rito; è nulla perché concluso il rito la sua posizione sociale tornerà ad essere insignificante.

Krsna l’adultero

Il riferimento mitico per il sesso tantrico, e cioè il fondamento per un rapporto sessuale senza conseguenze carmiche, è l’amore di Krsna per Radha, oggetto di una vastissima letteratura popolare la cui espressione esemplare è la Bhagavdgita. In questo poema Krsna insegna la conciliazione tra le esigenze della bhakti, l’abbandono salvifico al dio misericordioso, e quelle del dharma, l’ordine costituito. Krsna ha assunto le sembianze di uno scudiero e assiste il suo signore impegnato in una guerra. Il sovrano è lacerato tra la necessità di usare la violenza per difendere il suo diritto e l’impossibilità di sottrarsi al ciclo delle rinascite versando sangue. Krisna afferma allora che ogni azione, compiuta per se stessa, senza partecipazione passionale ed emotiva ma con animo distaccato, non porta conseguenze karmiche. Se l’intenzione è pura tutte le conseguenze materiali, anche se gravi, non incideranno sul karman individuale. In questo modo è possibile raggiungere la salvezza dal ciclo delle reincarnazioni, la mokhsa, senza venir meno agli obblighi sociali. E se questo è certamente difficile in pratica, le difficoltà saranno superate mediante la bhakti, l’abbandono fiducioso e confidente al dio amorevole, abbandono descritto mediante una serie di esplicite metafore erotiche.

Questa letteratura, tra le altre cose, consente una rivalutazione radicale dell’amore sessuale, il kama, mediante il quale l’ordine sociale brahmanico è in parte superato. Krsna indugia nei giochi d’amore con molte fanciulle e soprattutto con la sua amante preferita Radha, con la quale l’esaltazione amorosa e la fusione sessuale giungono al culmine. Tutte queste amanti non sono mai le mogli di Krsna: i giochi erotici del dio avvengono sempre o con donne nubili o con donne sposate. Pastorelle, principesse, Krsna è sempre indifferente alla posizione di casta delle sue amanti. Occorre considerare che dal punto di vista brahmanico si tratta di comportamenti fortemente licenziosi e riprovevoli sia per la loro immoralità sia per il loro carattere potenzialmente eversivo dell’ordine cosmico costituito: almeno nelle caste alte una fanciulla non può che giungere vergine al matrimonio e, ovviamente, l’adulterio non è solo un comportamento immorale ma rapresenta una violazione delle norme della purezza e se commesso con persone di altra casta rischia di coinvolgere tutti i parenti. Tuttavia Krsna sembra rivelare proprio che un amore adultero è superiore a quello coniugale. Nei fatti questa valutazione positiva della sessualità extraconiugale ha condotto ad una rivalutazione degli strati sociali emarginati o inferiori: in particolare le donne trovavano negli amori liberi ed appassionati di Krsna e Radha il modello di una vita non più confinata nel ruolo moglie-madre. Ciò avviene tramite una valutazione della sessualità completamente diversa da quella tradizionale. L’amore di Krsna e Radha non è finalizzato alla procreazione (almeno non a quella comunemente intesa: i bambini): il loro sesso è solo un gioco che si giustifica da se e che non ha finalità sociali. Non serve a potenziare l’esistenza, a dare una discendenza, a rafforzare un gruppo sociale; serve solo alla realizzazione personale degli amanti.

Occorre notare che la sessualità, viva, di Krsna non ha nulla a che vedere con quella smodata ed eccessiva di Indra. Fgli amori di Krsna sono cortesi, avvengono in un’atmosfera di gentilezza e galanteria, con fanciulle che si esaltano nel gioco d’amore; Indra possiede inummerevoli donne, ma quasi tutte anonime, in un clima che è a volte di chiara violenza e di stupro. L’unione di Krsna con Radha, che pure è sposa di un altro, avviene apertamente alla presenza di tutti, compresi gli dei che finiscono per partecipare alla comune passione amorosa, e fonda la bhakti, via di salvezza universale; quella di Indra con Ahalya, moglie di un brahmano, gli attira la riprovazione generale. Krsna non feconda, Indra è iperfecondo e la sua sessualità non è quasi scindibile da questa fecondità (per fornire a Visnu aiutanti eorici per sconfiggere il mostro Ravana, Indra feconda anche delle scimmie). Krsna fa del sesso un gioco (lila), un prodotto umano (=culturale) mentre Indra lo mantiene al livello più naturale. Krsna è connesso con Visnu, (in molte varianti è un suo avatara, una sua incarnazione) che è il custode del mondo e rappresenta dunque una funzione regale. In questo modo il carattere di Krsna-Visnu è molto più affine alla regalità delle altre due divinità vediche, Mitra e Varuna, che non al carattere guerriero e "furisoso" di Indra.

Il Buddha licenzioso

C’è tuttavia una differenza tra l’uso che fa la letteratura popolare di Krsna e quello che ne fa il tantrismo. Mentre il Krsna della letteratura popolare fa saltare l’ordine sociale brahmanico in una prospettiva che potremmo definire universalistica, il tantrismo lo interpreta in modo elitario ed esoterico. L’erotismo e le pratiche sessuali non sono il simbolo che media la possibilità per tutti di essere salvi ma lo strumento per il progresso di pochi. Le donne che trovano nella bhakti in Krsna la possibilità di una salvezza, tornano ad essere nel tantrismo lo strumento materiale, il corpo, letteralmente, per il progresso altrui, dello yogin.

Nelle varianti buddhiste del tantrismo si ritrovano le stesse rivalutazioni dell’erotismo e della sensualità per scopi esoterici. Si tratta di narrazioni della vita di alcuni Buddha o Bodhisattva in genere ambientate in Cina, tanto che alcune pratiche erano definite "alla maniera cinese". Nel Mahacinakramacara il saggio Vasistha, figlio di Brahma, si reca in Cina per interrogare l’incarnazione Buddha di Visnu (abbiamo visto che anche Krsna possa essere considerato un’incarnazione di Visnu) sui riti della dea Tara. Raggiunto Buddha lo vede circondato da migliaia di fedeli tutti dediti alle pratiche amorose e al culmine dell’estasi erotica nei loro accoppiamenti. Vasistha si scandalizza perché trova che tanta concupiscenza sia contraria all’insegnamento dei Veda ma una voce dall’alto lo ammonisce che le pratiche d’amore sono le sole a consentire di elevare il culto alla dea Tara. Lo stesso Buddha gli conferma questa verità elevando un inno alla donna e all’amore sensuale e sugerendogli di essere sempre, con la mente, in mezzo alle donne. Un altro testo tantrico cinese racconta di una donna, Yen-chu, che si dava indistintamente a tutti gli uomini che incontrava. Ciò scandalizzava i benpensanti ma alla sua morte si scopre che era un celebre Bodhisattva, il quale anche così aveva voluto esercitare la sua misericordia.

L’orgasmo trattenuto

L’evoluzione del valore del sesso dai Veda al tantrismo consente dunque di misurare le profonde trasformazioni subite della cultura dell’India. A partire da una religione di carattere etnico il cui senso è quello di orientare nel mondano, in India si giunge a forma di ascetismo nelle quali proprio è proprio il mondano a dover essere superato mediante un’inversione del simbolismo sessuale. La potenza vitale, la fecondità, il piacere, esaltati nei Veda come vantaggi ed anzi come doveri per gli uomini, divengono nel tantrismo ciò che deve essere trattenuto, bloccato: il piacere non è più quello fisico del godimento dei sensi ma, in una specie di orgasmo cosmico trattenuto, quello dell’annullamento del sé che prefigura il Nirvana.

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view post Posted on 31/7/2009, 12:15
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mmmmmmmmmmmmmmmmmm!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Mò bisogna provareeeeeeeee
 
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